venerdì 2 dicembre 2022

TU 6

 

Sognare… è difficile.

Non è difficile il durante, ma il dopo.

Sognare significa vedere, e poi abbandonare. Allontana dalla realtà, costringe a fare i conti con ciò che non potrà mai essere, o con ciò che sarebbe potuto essere e non  sarà .

 

L’amore mai trovato.

I figli mai avuti.

Il viaggio della vita.

L’appartamento dei sogni.

Le amicizie vere.

Lo stupore della neve il giorno di Natale.

L’avventura quotidiana.

Il senso e il significato dei giorni.

Tu.

 

Chiudere un sogno significa goderne appieno per un po’ e poi confrontarsi con la sua assenza, con il vuoto che costantemente rimbomba attorno alle pareti quadrate che incombono su di te. Significa confrontarsi con la nostalgia di quanto non è mai stato, con la noia.

Il momento più difficile per me è stato proprio la notte che ti ho sognato.

Ne ho già scritto. Il ricordo non mi ha mai abbandonato.

Quanti anni sono passati?

Le sensazioni provate sono divenute ovattate, diluite. Ma esistono ancora. Posso riportarle vivide come un tempo, se mi ci provo, ma perché farlo? Perché farsi del male così?

Allora le evoco solo un poco, solo quel tanto che basta a non dimenticarle.

Sono passati tanti anni, io sono ogni giorno un po’ più vecchia, ma dentro sono sempre la stessa quindicenne che un giorno ti conobbe, e non ti ebbe mai.

A quella fanciulla,ogni tanto, la vegliarda ingrigita dentro di me posa una mano sulla testa.  Vorrebbe consolarla e dirle: “Vivrai ancora! Sarai di nuovo giovane, dolce, innocente e pura, nessuno ti spezzerà ancora il cuore. Sarai di nuovo te stessa.  Lo incontrerai, lo abbraccerai, lo bacerai, conoscerai grazie a lui l’amore, il corpo dell’uomo, la sensazione di essere completa, perché non importa quanti di loro tu possa incontrare e vivere, l’amore lo conoscerai solo una volta, e sarà grazie a lui”.

 

E allora la fanciulla guarda speranzosa, con gli occhi luccicanti di lacrime tra un sorriso candido e l’altro, e si volta fiduciosa verso la donna adulta,nel fiore degli anni, che siede pacata pochi metri più in là. La donna nasconde il capo sotto un velo, da cui spuntano le trecce castane. Ha gli occhi scuri e saggi, è paziente, perché sa amare, e sa di essere amata. La guarderà speranzosa e dirà “serba il tuo cuore! non dovrai aspettare ancora molto! Lui arriverà e poggerà la testa sulle tue ginocchia. Si rifugerà in te e tu troverai conforto in lui, sarete l’uno per l’altro sostegno e riparo. Egli sarà saldo per te e tu potrai fiorire e rifiorire giorno, dopo giorno, anno dopo anno, per sempre”.

 

Questo dialogo va avanti da sempre, per sempre. E’ la mia preghiera verso di te, affinché tu possa tornare da me.

Torna da me!

Attraversa il vuoto e lo spazio, ancora e ancora, oltrepassa le nebbie del tempo, deforma i banchi di luce, segui il suono delle mie risate, afferra quei lembi di pensiero che come antenne luccicanti protendo verso di te, afferra quel filo lanciato nel vuoto, che oscilla alla ricerca perpetua di te.

Fino al mio ultimo respiro di questa vita e oltre nel primo respiro della prossima io ti cercherò, e ti aspetterò, e ti amerò dal profondo del mio cuore. L’amore non muore: a volte si placa e scorre placido e tranquillo come un fiume; a volte diventa un dolce sussurro che vibra in sottofondo; a volte urla dal bordo di un crepaccio; a volte piange disperatamente per la mancanza che ha di te; a volte trae consolazione dal vuoto pieno dell’assenza; a volte ti confonde in altre persone, pallidi simulacri di ciò che tu sei; a volte geme dolcemente per la passione trattenuta e vissuta; e a volte geme per la nostalgia e la malinconia; a volte si lagna e si lamenta, e a volte tace in segno di protesta, ma mai, mai,mai muore, mai si spegne del tutto, mai evapora come il filo di fumo di una candela consumata.

L’Amore è lì, lì che ti aspetta, ti cerca, ti desidera e tende le braccia verso di te.

 

 

 

 

sabato 5 settembre 2015

A257



Il tempo in cui potevo
ricompensarti d’ogni
tuo regalo è finito.
La tua notte
ha trovato l’alba.
A chi t’ha preso
tra le braccia
porto la gratitudine e i doni
che avevo preparato per te,
con il perdono per tutte
le ferite e le offese
che ti ho procurato.
I fiori del mio amore,
che non sbocciarono allora,
io offro adesso a te
perché hai aspettato
che si aprissero.

R. Tagore


venerdì 4 settembre 2015

A256



Se mai, per caso,
rivolgi a me il pensiero,
immagina che io scriva un canto quando la sera
piovosa diffonde ombra sul fiume, trascinando lenta
la sua luce offuscata,
quando lo spazio del
giorno è troppo breve per
il lavoro e l’ozio.
Sarai solo e seduto nella terrazza a oriente,
io canterò dalla stanza
semibuia. L’umido
profumo delle foglie
entrerà dalle finestre
avvicinandosi il
crepuscolo, mentre il vento urlerà la sua ira nel
boschetto dei cocchi.
Quando nella stanza sarà portata la lampada accesa io andrò via.
Tu forse allora ascolterai
la notte, e, anche se io
tacerò, sentirai
la mia canzone.

R. Tagore


giovedì 3 settembre 2015

A255



Un tempo, ogni
mattina, quando
la rugiada splendeva nell’erba,
venivi a dondolare
la mia amaca.
Slittando dai sorrisi
alle lacrime,
io però non
ti riconoscevo.
Durante i sontuosi
mezzogiorni d’Aprile
Tu mi parlavi,
credo, di seguirti.
Cercavo però
il Tuo viso ed ecco
che tra noi passavano
processioni fiorite,
uomini e donne
che spargevano le
loro canzoni al vento del Sud.
T’ho incrociato,
senza riconoscerti,
sulla strada.
Poi, certi giorni, pieno
di indefinito profumo
d’oleandri e di vento
che s’ostina
fra le palme gementi,
t’ho lungamente
considerato...
E io non so
se Tu mi sei mai
stato sconosciuto.

R. Tagore

mercoledì 2 settembre 2015

A254



La sera è buia, il sonno tuo profondo nel silenzio
del mio essere.
Svegliati, pena d’amore,
non so aprire la porta,
rimarrò fuori.
Lente scorrono le ore,
vegliano le stelle, il vento tace, pesante cala il silenzio
nel mio cuore.
Svegliati, amore, svegliati!
Il mio bicchiere è vuoto,
riempilo, smuovi la notte
col respiro d’un canto
per cose al di là della
speranza.
Ci basta ciò che diamo
e quello che riceviamo.
Non abbiamo schiacciato
la gioia per spremerne
il vino del dolore.
Quest’amore tra me e te
è semplice come un canto.

R. Tagore