martedì 28 luglio 2015

A218



Mi chiami di nuovo?
La sera è giunta.
La stanchezza mi circonda
come le braccia d’un amore supplicante.
E tu mi chiami?
Ti diedi tutta la mia giornata, crudele padrona,
vuoi togliermi anche
la notte?
Ogni cosa deve avere un
termine, la solitudine della notte ci appartiene.
Deve la tua voce
interromperla e colpirmi?
La sera non reca alla tua
porta la musica del sonno? Le stelle, con le ali
silenziose, non volano mai nel cielo, al di sopra della
tua torre spietata?
I fiori non cadono mai,
con dolce morte, fra la
polvere del tuo giardino?
Devi proprio chiamarmi,
anima irrequieta? Allora
veglino e piangano invano gli occhi tristi dell’amore.
Arda la lampada nella casa solitaria.
Porti il traghetto a casa gli stanchi lavoratori.
Mi lascio dietro i miei sogni e corro al tuo richiamo.

R. Tagore