domenica 21 dicembre 2014

A3

"Ho mantenuto acceso con l’inesprimibile
quanto di me non si è arreso all’evidenza,
anche se non so se a lui arrivi o da lui venga
qualcosa che non ci tenga con le mani in mano
a guardare lo strano desiderarsi della vita.
Ma non ho atteso che il lontano troppo
si appressasse per riconoscere nell’occhio
il germoglio e il fiorire dell’oblio,
la lontananza che non vuol morire
in se stessa, nell’oscuro barbaglio
della sua identità.
La furia delle Arpie ha sopportato
purché gli inni sgorgassero al banchetto
puri nell’imperfetto aderire
di ogni conoscenza al suo contrario.
Io non posso né voglio, nel divario,
fare senza quello che non so, non
amare ciò che l’amore nasconde.
Per il mare non è facile, nella sua torbida trasparenza,
trovare la sua sponte, ma nemmeno
lasciarle senza lo sciacquo delle onde,
l’occulto scintillio del suo vagare
della propria parvenza a una sostanza
che esso non riesce a sostanziare.
Io non so amarti che nel pericolo
del disamore, ma più forte amarti
nell’afrore dei tuoi arti che tremano,
cercandoti più a fondo nel dolore
che unisce ogni mancanza alla pienezza.
La carezza allora scende a lenire
il tuo viso invisibile che non conosci
che nel calore che la palma misericorde
della mia mano spande su quell’ignoto sorriso.
Ancora chiuso nell’uovo del suo mistero
è l’enigma di ogni creatura



che l’amore feconda... "

A2

"Ti chiedo perdono di amarti all’ improvviso
Benché il mio amore sia una vecchia canzone alle tue orecchie,
Delle ore passate all’ ombra dei tuoi gesti
Bevendo nella tua bocca il profumo dei sorrisi
Delle notti che vissi ninnata
Della grazia ineffabile dei tuoi passi eternamente in fuga
Porto la dolcezza di coloro che accettano malinconicamente.
E posso dirti che il grande affetto che ti lascio
Non porta l’esasperazione delle lacrime ne il fascino delle promesse
Ne le misteriose parole dei veli dell’ anima…
È una calma, una dolcezza, un traboccare di carezze
E richiede solo che tu riposi quieto, molto quieto
E lasci che le mani ardenti della notte incontrino senza fatalità lo
sguardo estatico dell’ aurora..." 


Vinicio De Moraes